mi ricordo il mio primo giorno di liceo.
mi ricordo facce smarrite e spaventate.
mi ricordo facce di bambini non ancora cresciuti.
mi ricordo tenerezza, inesperienza e spensieratezza.
mi ricordo com'ero, etnies ai piedi e vestiti due taglie più grandi.
mi ricordo quattordicenni che sembravano quattordicenni.
felpe e jeans, nike ai piedi.
poca attenzione a come si appariva.
ancora voglia di essere liberi e la consapevolezza non ancora raggiunta di questa nuova esperienza.
è strano passare dalla terza media alla prima liceo.
prima eri il più grande della scuola, magari eri conosciuto da molti, ma comunque eri superiore in un modo o nell'altro.
poi vieni catapultato, ancora nei tuoi sogni da bambino in un nuovo mondo.
non sei più superiore. non sei più il più grande. non conti più niente.
sei l'ultimo arrivato.
e questo lo capisci, senza che nessuno te lo faccia pesare.
ma è giusto così.
avere rispetto per chi è lì da più tempo di te, progredire di passo in passo nel corso degli anni.
non puoi pretendere che tutto vada bene da subito.
non c'è un momento in cui le cose cambiano.
è un lento avanzamento, verso una condizione migliore.
ma non puoi pretendere che tutto vada bene da subito.
le nuove generazioni sono diverse.
io, quando ero in prima, stavo coi miei amici e non davo fastidio a nessuno.
quand'ero in prima, non pensavo di essere più importante di chi era più grande di me. non volevo dimostrare niente. non andavo in giro a fare la persona vissuta. sapevo di non potermi permettere di fare quel che volevo. io guardavo con ammirazione e rispetto i più vecchi.
io, quand'ero in prima, non mi permettevo di fare il figo con uno di quinta.
testa bassa e poche parole.
io quand'ero in prima, eravamo ancora bambini. con la voglia di divertirsi con innocenza.
tutti con le nostre differenze, tutti che sembravamo bambini.
ora arrivano i nuovi personaggi.
tutti uguali.
tutti firmati.
in prima.
a quell'età me ne fregava relativamente delle marche. e i fighetti maledetti avevano dolce e gabbana come massima espressione.
ora, arrivano con mille euro addosso. ora, pensano di poter fare quello che vogliono.
ora, si credono i padroni del mondo. ora, sborazzano per i corridoi come fossero chissachì.
ora, non mostrano tanto rispetto.
io, quand'ero in prima, testa bassa e poche parole.
ora, ci si prende troppe libertà.
ora, sono tutti truzzi.
tutti.
truzzi.
a 14 anni.
li senti parlare di cocoricò e non so quali altri locali.
a 14 anni.
li senti dire che fanno i pr.
a 14 anni.
mi piacerebbe sentirli parlare di dragonball.
a 14 anni.
li vedi.
prada, moncler, cellulari, ipod, motori, discoteca, fumo, alcol, sesso.
noi, che i più fortunati avevano un motorino, il cellulare era il nokia, in discoteca ci si andava (non io) la domenica pomeriggio, ci si vestiva con le felpe lonsdale, la musica ce la ascoltavamo nel lettore cd, la sera vedevamo gli amici, bevevamo bacardi e ci si dava i baci in bocca se eri figo.
noi che comunque ci divertivamo, perchè sapevamo di avere 14 anni.
che comunque ci divertivamo, perchè non pensavamo di averne 18.
in prima quest'anno c'è pure un emo.
e io lo ammiro.
si è poi scoperto che non è un emo ma ha solo i capelli così. ma lo ammiro lo stesso.
perchè in una generazione tutta uguale, tutta orientata dalla stessa parte, senza qualcuno che si differenzi dagli altri, lui è diverso. lui ha avuto il coraggio di differenziarsi.
è come vuole essere. non come deve essere.
e per questo, io lo ammiro.
written while listening to: 65daysofstatic
martedì 18 dicembre 2007
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